La società occidentale non brilla per libertà e uguaglianza nei confronti dei soggetti più deboli. Numerosi passi avanti sono stati compiuti dal settecento ad oggi, ma la situazione non sembra del tutto risolta. L’anello più fragile di questa catena resta sicuramente la donna e la sua tutela rappresenta oggi un obiettivo da traguardare e un notevole passo avanti per l’umanità.
La tutela della donna è un interesse collettivo
La tutela della donna non è solo una questione di genere che si rivolge ad una fetta ben definita della società, al contrario rappresenta un momento di riflessione collettiva e di crescita civile. Siamo tutti obbligati a soffermarci attentamente sui costumi e sugli stereotipi attualmente vigenti per individuare e stanare i germi della disuguaglianza.
Per quanto ciò paia un’operazione complessa, in realtà si compone di piccole e semplici fasi che ci consentono di mettere in campo una critica costruttiva e perseguire la parità di genere in campo giuridico, sociale ed economico fra donne e uomini rimuovendo gli ostacoli che da sempre ne hanno impedito la piena realizzazione.
L’obiettivo, infatti, non è minare le basi della società occidentale, né di guardare a modelli obsoleti di collettivismo, ma di rivalutare i costumi e di riflettere sulle convinzioni comuni che nel tempo si sono sedimentate ed hanno dato adito a dubbi, sospetti e polemiche sulle donne. Molte di queste false considerazioni si sono insinuate accidentalmente nel pensiero comune con la conseguenza di risultare alla moltitudine per certi versi ovvie e familiari e pertanto difficili da rimuovere.
Le radici del problema
L’immagine che oggi abbiamo della donna ricalca stereotipi atavici e non è un caso che molto spesso alla base della violenza fisica perpetuata nei loro confronti si nasconda spesso una considerazione impietosa e oggettivante della figura femminile. Troppo a lungo si è ritenuto che la donna fosse una creatura dedita a piaceri vacui e frivoli qualora non fosse inserita nel suo habitat, ritenuto dai più, il focolare domestico. Non da ultimo, in una società iper-connessa i mass media hanno contribuito a rendere evanescente la figura femminile. Ne abbiamo quotidianamente prova quando tra le pubblicità e gli spettacoli di intrattenimento il corpo femminile viene utilizzato come mezzo per stimolare bisogni primari e dialogare con l’inconscio maschile.
Il problema, purtroppo, non è solo legato a contesti in cui si registra un basso livello culturale, ma è esteso a tutti i gradi sociali tra i quali spiccano quelli più elevati. Senza scavare troppo a fondo, la tutela della donna non è una priorità neanche tra le istituzioni. In Europa sono in pochi i paesi che possono vantare un’adeguata presenza di quote rosa tra i più alti scranni del potere, impedendo di fatto alle donne l’accesso alla vita politica. In questo caso la storia non è stata maestra di vita e gli esempi di società matriarcali dove la donna ricopre ruoli rilevanti al pari degli uomini con risultati eccellenti di convivenza e di sviluppo sociale non hanno costituito il modello a cui ispirarsi.
Abbiamo passato in rassegna un risicato numero di situazioni in cui si riscontra l’assenza della tutela della donna e la lista potrebbe allungarsi dismisura… Ci siamo mai chiesti dove finisca quanto tolto di diritto alla donna? Continuare a pensare che gli stereotipi femminili siano del tutto giusti continua ad avallare egocentrici comportamenti maschilisti, a facilitare maschiliste scalate al potere e a far sentire l’uomo un soggetto al vertice della piramide sociale. Di viene quasi naturale considerare le donne solo come fedeli e affettuose compagne da relegare all’ambito del focolare domestico.
La tutela della donna è un obiettivo alla portata di tutti
Il quadro appena delineato è indispensabile per tutelare concretamente la donna. La ricerca delle cause, che hanno portato la società moderna a credere nella sua inferiorità, affonda le radici nel passato e in tale direzione forse non è più possibile operare per ripristinare il corretto equilibrio. Non è affatto scontato, invece, chiedersi quali siano le corrette misure da mettere in campo oggi per liberare la donna dalle pastoie di sterili convinzioni.
Tutelare le donne significa garantire loro la possibilità di realizzarsi professionalmente e individualmente secondo le proprie attitudini e senza ricadere in falsi stereotipi. Le misure da intraprendere, pertanto, non sono utopiche né tantomeno inattuabili nel quotidiano. Le piccole sfide delle donne devono essere oggetto di attenzione quotidiana e di concreto con misure istituzionali.
In una società sana, nella quale vengono garantite pari opportunità alle donne, è possibile sviluppare anche una cultura di genere in grado di eliminare disparità e preconcetti. Sia ben chiaro che non può esistere una un’uguaglianza formale senza una consistente uguaglianza sostanziale e che ciò che viene dato in più alle donne non è un regalo, né una concessione, ma semplicemente ciò che è stato loro tolto nel tempo. La lotta al miglioramento delle condizioni femminili deve avvenire in concreto, non solo nel mondo istituzionale, ma di pari passo anche in quello familiare abbattendo i rigidi ruoli che contrappongono i compiti maschili a quelli femminili.
In ogni era l’uomo ha sempre perseguito una logica di squadra che gli ha consentito di sopravvivere nonostante i pochi mezzi messi a disposizione da madre natura. Fare rete è dunque un aspetto che contraddistingue gli esseri umani e in questo modo la donna ha avuto da sempre un ruolo centrale con la sua capacità innata di risolvere problemi grandi e piccini, dando vita a spirito di comunità e appartenenza. Eppure sul lavoro siamo ancora lontani da una tutela completa, la maternità di cui la donna è portatrice, è ritenuta un segno tangibile di fragilità e di negligenza da compensare con meno riconoscimenti e un salario inferiore.
Una donna con una famiglia alle spalle ha quasi un percorso segnato. Le rinunce alle quali deve fare fronte sono molteplici e alla fine rischia di non farcela e di rimanere chiusa tra le mura domestiche. Il confronto con l’uomo risulterebbe pletorico e impietoso… dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna! Sì, ma questa volta la donna lava, stira e accudisce i figli. È possibile ancora parlare di tutela della donna se la rivoluzione non parte dai cuori di ogni essere umano? Non è difficile fare network recuperando l’essenza del genere umano, persa con il tempo da quando l’umanità si è riscoperta maschilista. La tutela della donna è anche una questione di civiltà che passa per le coscienze di ciascun individuo.
A tal fine bisognerebbe promuovere gli esempi virtuosi aiutando le persone a riscoprire un sano senso civico. Bisogna, poi, che tali esempi pervadano la società e giungano tra le aziende, tra le famiglie fin nelle istituzioni. Bisogna ricordare a tutti che molte aziende che hanno a capo una donna riscuotono un alto tasso di successo e redditività. Riconoscendo alla donna quanto le è dovuto ci renderemo subito conto di come il mondo possa essere migliore per tutti.