L’allevamento, di qualunque tipologia si parli, rappresenta un tipo di attività dal valore inestimabile e dalla storicità millenaria.
È sempre stata fonte di sostentamento per la vita dell’uomo che grazie ad essa ha saputo valorizzare ed usare a proprio vantaggio l’arte del crescere ed allevare bestiame per poterne trarre vantaggio a 360°.
Gli animali infatti non solo venivano curati per la carne, pelli e latte, ma erano utilissimi anche nei lavori agricoli o nel trasporto di cose o persone.
Tutt’oggi l’allevamento ricopre un ruolo chiave ed è svolto affinando antiche tecniche anche grazie alla tecnologia.
L’allenamento: gli albori di un’attività essenziale
Addirittura ancor di più dell’agricoltura, l’allevamento ha inciso notevolmente sull’evoluzione dell’essere umano, è grazie a questa attività infatti che si è passati da uno stile di vita nomade ad uno più stazionario in un unico territorio.
Questo ha permesso di far fiorire città e culture grazie all’approvvigionamento sicuro di carni, pelli e prodotto affini (come latte e uova ad esempio) derivati dalla cura del bestiame.
Nel corso dei secoli, si andarono via via delineando poi le specie più adatte e prestanti da far crescere ed allevare quali galline, maiali, conigli, oche e bestiame vero e proprio.
Negli anni del Novecento invece, l’uomo introdusse tecniche più innovative e studiate per aumentarne la produttività, al via quindi alla costruzione di allevamenti da stalla con l’aggiunta di mangimi contenenti composti chimici.
La situazione degli allevamenti in Italia
L’Italia è rinomata a livello mondiale per la qualità dei prodotti culinari e manifatturieri, per questo motivo il settore dell’allevamento ha sempre ricoperto un ruolo di grande importanza.
Il numero degli allevamenti presenti sul territorio è circa di 270.000, comprendendo circa 11.700.000 capi di bestiame tra cui bovini, ovini e caprini.
Questa enorme quantità di animali non è gestita in modo identico, come ben è risaputo l’Italia vanta una morfologia del territorio variegata, per questo motivo alcune zone sono più predisposte ad accogliere grandi allevamenti (ad esempio le vaste pianure come quella Padana, nel Nord Italia) proprio su questi terreni vengono svolti allevamenti moderni, caratterizzati dall’impiego di stalle meccanizzate e con una bassa presenza di capitale umano.
Diversamente, in territori più penalizzati dagli spazi viene svolta un tipo di allevamento più tradizionale, vi è un basso impiego della tecnologia e un minor numero di capi di bestiame.
A prescindere dalla grandezza dei capi, sia il tipo di allevamento tradizionale che quello moderno, necessitano di attenzioni e cure non indifferenti.
In entrambi i casi possono essere installate recinzioni elettrificate sia per evitare la dispersione e la fuga degli animali, ma soprattutto per difendere i capi di bestiame da pericoli esterni.
www.elpaitalia.it è il sito da visitare qualora si volesse installare protezioni simili utili in particolare per lupi e cinghiali che sono animali selvatici presenti nei boschi, Alpi e Appennini e possono recare danno a coltivazioni o animali.
L’oscuro lato degli allevamenti intensivi
Con l’avanzare delle tecnologie e dell’aumento della richiesta di prodotti derivati dall’allevamento, si è assistito ad avvenimenti non poco controproducenti.
La prima a subire le conseguenze degli allevamenti intensivi è la natura stessa, la quale viene compromessa a causa del bisogno continuo di nuovi territori da dedicare all’allenamento del bestiame di grossa taglia.
Ampi spazi di verde infatti vengono sacrificati per questa causa e questo ha smosso non poco l’opinione pubblica generando nella società l’esigenza di adottare abitudini non solo eco sostenibili, ma anche coscienti.
Molte infatti sono le persone divenute vegane o vegetariane per dissociarsi dalle conseguenze degli allevamenti intensivi.
L’ambizione dei prossimi anni non è solamente tutelare l’ambiente nel suo complesso, ma anche far sì che questa non venga danneggiata prevalentemente dalle attività incentrate sulla produzione di carne.
Per questo motivo la popolazione mondiale sta avendo la tendenza ad evitare il consumismo eccessivo di carne ed evitarne gli sprechi.
Una maggiore consapevolezza dei propri bisogni porta ad un consumo più ponderato di carne e di conseguenza ad una minore richiesta sul mercato, la speranza in questo modo è che gli allevamenti intensivi non vengano incentivati.
Di certo un impegno ambizioso e difficile da raggiungere, ma necessario affinché l’attività umana non possa nuocere in modo irreversibile sul pianeta Terra.